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Principi rancorosi e nuove fiabe da scrivere

biografia corona fratelli libri novità pulitzer Jan 26, 2023
 

Ho resistito fino all'ultimo, poi all'ennesimo post o commento carico di banalità, ho deciso di agire e fare quello che una che si occupa di libri fa: leggere.

Ho comprato in ebook l'autobiografia del principe Harry e ho deciso di dedicare parte del mio prezioso tempo alla lettura.

Vi dirò, non è nemmeno così male -tenendo presente che 500 pagine sono troppe anche se fosse la biografia di Marlon Brando- si vede che dietro c'è lo zampino di JR Moehringer, premio pulitzer e ghostwriter raffinato che ha cercato di imprimere forza drammatica ad una storia che si commenta da sola: lo spare principe (il principe di riserva) che decide di "vuotare il sacco".

E in questo sacco ci sono dettagli pruriginosi relativi alla sua vita (la prima volta che ha fatto sesso con una ragazza più grande di lui amante dei cavalli e che lo chiamava "lo stallone"), dichiarazioni anche piuttosto intime sulle sue esperienze con i funghetti allucinogeni, curiosità sulla sua storia d'amore già ampiamente buttata sotto i riflettori con Meghan (si è fatto la pipì addosso prima di uno dei primi appuntamenti), racconti infiniti (quelli ammetto di aver un po' saltato le pagine) sulle sue esperienze di soldato, dettagli da mandare in visibilio i fan di The Crown sulla nonna (la regina Elisabetta) che ha come specialità il "condire l'insalata".

Il padre arcigno e freddo che per comunicare la morte della madre lo chiama "ragazzo mio" e lo lascia solo nel suo dolore senza nemmeno un abbraccio.

Il fratello, Willy, erede al trono, troppo concentrato sulla sua perfezione per dedicarsi al fratello minore.

E poi -nella seconda parte- arriva la sua amata Meghan vessata da nonne, suoceri e cognati che, in quella famiglia, non sono solo noiosi commensali delle cene di Natale, ma regine ed eredi al trono.

Harry ha voluto raccontare la sua verità di ragazzo perseguitato dai media (così la vedeva lui), giustificandosi agli occhi del mondo rispetto a tutto quanto era stato scritto sui giornali, -me lo ricordo quando lo accusavano di essere un drogato, lui spiega che in realtà non era vero niente ma erano stati il padre e l'Altra Donna– Camilla,- a permettere che pubblicassero quelle che per lui erano solo bugie per distogliere le attenzioni da Carlo fresco di vedovanza, alle prese con la sua storia d'amore).

Oppure ancora quando si dice che avesse copiato per superare un esame di storia dell'arte. Anche lì ci racconta che erano bugie.

Ma pure non lo fossero state, proviamo a ricordarci come eravamo da adolescenti e quanto ci facevano male le critiche (io ricordo ancora con dolore quando mi chiamavano "portaerei" alle medie di Desio...) , immaginiamoci di essere uno dei ragazzi più conosciuti del mondo e proviamo a pensare che invece di chiamarci Harry, il nostro soprannome diventi Prince Thicko, ovvero principe un po' scemotto.

Di certo qui Harry fa un po' la vittima, ma è impossibile non empatizzare con il suo disagio esistenziale, di ragazzo che ha perso  la sua unica alleata, la madre, e che non si sente protetto da una famiglia che ormai ha composto un asse papà- fratello maggiore in cui lui non sa dove infilarsi.

Neanche ci volesse un pool di psicologi, Harry (che suo papà e suo fratello chiamano con il nome Harold) soffre di tutte le sindromi possibili da secondo/ultimogenito.

Non si sente considerato, capito, non sopporta le etichette di una famiglia reale verso la quale la madre si era ribellata e lui si sente imbrigliato.

Viviamo in un'epoca in cui è necessario prendere parti: Harry ha ragione! Porta avanti la ribellione della madre!

Harry è una sanguisuga, sputa nel piatto in cui ha mangiato e prende soldi per spalare fango sulla sua famiglia!  

La famiglia reale! Ma chissenefrega di quella manica di privilegiati che vivono sulle spalle dei sudditi (che detta così in effetti è parecchio anacronistica)

Harry sputa addosso ai media e ora li corteggia e sfrutta ricercando il suo tornaconto: vendite, visualizzazioni su Netflix...

La verità come spesso accade sta nel mezzo: Harry sta portando avanti la missione che sua mamma aveva solo iniziato... uccidere la sua famiglia (come il titolo dell'altro bestseller inglese che per caso o ironia è accostato nelle vetrine di tutte le librerie). Il suo è un atto liberatorio e – per lui- necessario: ve la faccio vedere, io che sono lo spare son, di cosa sono capace.

Quando forse la più grande ribellione sarebbe fare quello che i suoi ribelli predecessori (la principessa Margaret, sua madre) non hanno potuto o avuto il tempo di fare: chiudere i battenti, fare altro, trasformare il proprio cuore spezzato in qualcosa di veramente proficuo che non è mai sinonimo di odio o vendetta. Ma è creatività (ti piacciono i documentari... fai i documentari), il bene per il prossimo e spargere sorrisi (cosa che sua madre invece aveva capito).

E poi c'è un altro strato di "verità" che coinvolge Harry ma anche ognuno di noi: quanto pesano i nostri legami familiari – nelle nostre scelte, vite, possibilità di emancipazione.

In fondo Spare è un grande trattato sulle famiglie disfunzionali.

Se ognuno di noi scrivesse la storia della propria famiglia e la confrontasse con quella dei fratelli verrebbero fuori dei racconti completamente diversi in cui (ohibò) ci renderemmo conto che il cattivo sta sempre dall'altra parte: il fratello maggiore saputello, quello minore che è sempre "il piccolo di casa" e quindi idolatrato e cullato.

La matrigna cattiva che fa litigare tua moglie con tua cognata (sì, racconta anche questo), il padre assente, etc etc .

Quanto hanno pesato separazioni, divorzi, lutti, presenze o assenze genitoriali.

Quanto pesano i silenzi: Harry non parla mai della madre con il fratello Willy e nessuno li stimola a farlo.

Una delle puntate più belle di The Crown -mi pare fosse nella quarta stagione- è quella in cui Elisabetta si rende conto di non sapere nulla dei suoi figli che ormai stanno diventando adulti.

Harry ha subito un trauma inconfutabile: la morte della madre a fronte dei tradimenti del padre.

Che è uno shock non irrilevante che di certo ha segnato la sua vita per sempre. E che segnerebbe la vita di chiunque. Aggiungetevi che sua madre era la donna più famosa e amata del mondo.

Aggiungeteci il peso della Corona, di quelle regole che forse non capiscono più nemmeno loro.

Mentre leggo la sua autobiografia vedo un ragazzo fragile, ossessionato dal senso di persecuzione, che non si è mai sentito capito (né a scuola, né a casa), che ha vissuto il suo privilegio come una condanna e che ha percepito di poter "vivere" grazie all'amore per una ragazza che gli ha fatto capire cosa poteva significare "essere libero".

Un ragazzo che sta lottando per diventare adulto come tutti noi nati nei dintorni degli anni '80, con tanti fardelli e pochi modelli.

Un ragazzo che ha decisamente idealizzato sua moglie nella ricerca disperata di un amore assoluto che lo potesse salvare dalla sua famiglia, da se stesso, dal suo destino.

Forse dovrebbe rendersi conto che non viviamo più negli anni '90, che la rivoluzione che era capitata a Lady D ora può essere ultimata solo avendo il coraggio di prendere il largo, facendo del proprio essere "spare" una forza e non una vergogna.

Abbandonare i vittimismi, quel passato in cui è ancora avviluppato e da cui non riesce ad uscire e scrivere una storia diversa.

Le infanzie terribili esistono, sta a lui decidere se liberarsi.